mercoledì 2 aprile 2008

Il tuo volto domani di Javier Marias


"E così, finalmente, siamo arrivati alla fine di questa sorta di (bellissimo) romanzo-monstre di Javier Marias, dal titolo generale di Il tuo volto domani. Centinaia e centinaia di pagine che in qualche modo celebrano quello che può forse dirsi il più geniale e anomalo scrittore della Spagna del postfranchismo. Ma andiamo a vedere come si fa ad arrivare alla costruzione di un libro di millecinquecento pagine. Javier Marias forse non poteva a sua volta non essere uno scrittore geniale e anomalo, avendo egli fatto, per così dire, i primi passi sotto la guida di uno scrittore anch'egli geniale, anomalo e 'difficile' (nonché disgraziatamente poco conosciuto in Italia) come Juan Benet. E' grazie a lui, infatti, che nel 1971, esattamente a vent'anni, riesce a pubblicare presso la casa editrice barcellonese Edhasa il suo primo romanzo - ancora inedito qui da noi - Los dominios del lobo. Da quel momento la sua produzione intellettuale non ha un attimo di tregua. L'anno seguente pubblica il suo secondo romanzo, Travesia del horizonte (Traversare l'orizzonte, Einaudi). Poi si laurea in filologia inglese alla Complutense di Madrid e inizia anche la sua carriera - non secondaria, come ha affermato in un intervento a Dortmund del 1997 dal titolo Una pobre cerilla - di traduttore, proponendo sue versioni di Thoma Hardy, O'Hara, Nabokov, Faulkner, Stevenson, Conrad, Yeats, etc. oltre a una leggendaria e premiatissima traduzione (nel 1972) del Tristram Shandy di Laurence Stern. Nel '77 incomincia a collaborare con periodici e riviste - cosa che fa tutt'ora scrivendo settimanalmente sul supplemento domenicale del Pais. Ancora romanzi, racconti, saggi e articoli fino al 1983, altro momento fondamentale per il 'futuro' Marias: a settembre di quell'anno, infatti si trasferisce a Oxford, dove impartisce lezioni di letteratura spagnola e di teoria della traduzione. Poi a Londra, quindi a Boston e nuovamente a Oxford, ove ambienterà il romanzo - un po' pietra miliare per i lavori futuri - Toda las almas (Tutte le anime) del 1989. Tra l'86 e l'87 vive poi a Venezia, dove apprende la nostra lingua, e dove scrive El hombre sentimental (L'uomo sentimentale), libro che darà inizio alla sua fama internazionale, essendo infatti tradotto in Francia l'anno seguente.

Ma la vera 'esplosione' del fenomeno Marias avviene nel 1992, anno in cui la casa editrice Anagrama di Barcellona - che in seguito abbandonerà per dissidi con il suo direttore, Jorge Herralde - pubblica Corazon tan blanco (Un cuore così bianco): che ottiene immediatamente un successo unanime tra la critica spagnola e che lo consolida come uno dei più importanti scrittori nel suo paese ('A partire da questo romanzo non aspetto più i suoi libri con il cordiale interesse dell'amico e del compagno di discussioni letetrarie, ma con l'impaziente fervore del lettore appassionato', scrisse a suo tempo Fernando Savater su El Pais). Successo che viene puntualmente confermato in tutti i trenta paesi in cui verrà tradotto (in Germania venderà duecentomila copie nelle sole prime due settimane e il famoso critico Marcel Reich - Ranicki, durante un programma televisivo lo definirà: 'uno dei massimi scrittori viventi di tutto il mondo'). [...] Solo per citare i suoi titoli più famosi o più curiosi (tutti o quasi di derivazione shakespeariana), o che personalmente più mi sono piaciuti, possiamo ricordare i sapidi saggi letterari di Vidas escritas (Vite scritte) del 1992; il fortunatissimo Maana en la batalla piensa en mi (Domani nella battaglia pensa a me) del 1994; il delizioso racconto lungo Mala indole (Malanimo) del 1996; lo straordinario e autobiografico - o non-romanzo, 'perché un romanzo non dovrebbe mai raccontare la verità', come ha voluto sottolineare l'autore - Negra espalda del tiempo (Nera schiena del tempo) del 1998; la divertente raccolta di racconti sul calcio - l'altra sua grande passione, dopo la letteratura - Salvajes y sentimentales (Selvaggi e sentimentali) del 2000, anno in cui presenta anche la sua casa editrice, Reino de Redonda, in cui pubblica solo e unicamente 'i libri che gli piacciono'. Ed è a questo punto che Marias si prende una sorta di pausa di riflessione e incomincia a scrivere Tu rostro maana (Il tuo volto domani). Il progetto è evidentemente ambizioso. Una storia dove i protagonisti sono il dubbio, la finzione, la bugia, la delazione, il non detto (altra grande passione dello scrittore), il mistero dei rapporti umani, quelli veri e quelli falsi, tra il protagonista Jaime - o Jack, o Jacques, o Jacobo, ma quale sarà poi mai il suo vero nome? - e il suo capo Tupra, e tra i loro fantasmi del passato, del presente e forse del futuro. In questa sua 'grande opera' lo scrittore spagnolo è riuscito infatti a far confluire tutto il suo mondo immaginativo: scene di Corazon con ricordi di Todas las almas, lampi dell'Hombre ed echi di Maana en batalla, rimandi dall'uno all'altro tomo. L'officina dello scrittore, dunque, ma anche il suo back-stage, come pure qualche passo tratto da una seduta sul lettino dello psicanalista. E poi il passato, i ricordi, i libri letti e quelli non scritti, i ricordi di suo padre durante la guerra civile, i film, i personaggi in bianco e nero e quelli a colori. 'La verità è che ho la sensazione di aver incontrato, già durante l'infanzia, la galleria di base dei personaggi o dei tipi che poi avrei incontrato nel corso di tutta la vita. Una cosa che mi diverte fare è immaginare come dovevano essere da bambini le persone che conosco', aveva detto nel corso di un'intervista a cura di Elie Pittarello, poi pubblicata nel 2005. Qui invece, il percorso è contrario. Il personaggio (lo scrittore narrante) si fa spia, deve intuire e decidere a suo rischio e pericolo chi è la persona che gli sta davanti e, soprattutto, che cosa sta a fare e che cosa farà 'dopo'. Il primo dei tre tomi - dal sottotitolo 1. Febbre e lancia - uscito in Spagna nel 2002 e pubblicato in Italia nel 2003, inizia così: 'Non si dovrebbe raccontare mai niente, né dare dati né tirare in ballo storie né fare in modo che la gente ricordi degli esseri che non sono mai esistiti né hanno mai messo piede su questa terra né attraversato il mondo, o che invece ci sono passati ma erano già in salvo nell'orbo e incerto oblio'. E dopo un simile e inusuale incipit, Marias, per mezzo degli enigmatici e inquietanti incontri del protagonista Jaime, ci conduce tra i misteri e le potenzialità del 'dono', che consiste nel vedere quel che le persone sono davvero, e le loro azioni future. Come ogni buon romanzo a puntate che 'deve' lasciarti la pulce nell'orecchio in attesa del volume successivo, il primo si chiude con un misteriosissimo 'Jaime, sono io. Per favore, puoi aprirmi?'. E il povero e incuriosito lettore dovrà attendere due anni per sapere - col secondo tomo 2. Ballo e sogno, del 2004 in Spagna e del 2007 in Italia - che quel 'sono io' era stato detto dalla bella Perez Nuix, l'affascinante collega che come Jaime lavora nel misterioso ufficio di informazioni (o spionaggio? o cos'altro?) di Tupra. E anche qui nuove storie e nuovi personaggi - una coppia di insopportabili italiani, un addetto all'ambasciata di Spagna, etc. - e soprattutto nuovi indizi, qualche macchia di sangue senza una spiegazione, fantasmi di amanti del passato e di ex-mogli del presente, e la paura, il tradimento. Fino a un nuovo finale in sospeso: 'Ancora era rimasto tutto acceso, i finestroni danzanti, la mia silenziosa finestra. Non c'era nessuno in casa, ad aspettarmi, che potesse spegnere alcunché in mia assenza, mentre io non ero lì. Nessuno aveva le mie chiavi, e lì non mi aspettava mai nessuno'. Ed ecco dunque, nel 2007, il terzo e utlimo volume - il sottotitolo è 3. Veleno e ombra adddio - che uscirà in Italia nel 2009 (tradotto da Glauco Felici) e di cui, naturalmente, non facciamo parola per non togliere nulla ai lettori e all'autore stesso. Un romanzo straordinario - che sarebbe poi bello un giorno poter ri-leggere in un unico (impressionante ma affascinante) volume - scritto, come si diceva all'inizio, da un autore 'geniale e anomalo', uno che nel 2008 riesce ad avere il coraggio di dire: 'La gente mi rimprovera per il fatto che ancora non uso un computer per scrivere, che così farei più in fretta. Ma io non ho nessun interesse ad andare più in fretta. Mi piace andare lentamente. Mi piace perdere tempo. Mi piace vederlo il tempo. Ed è ciò che mi permette un romanzo'. Che è un po' ciò che chiede ai suoi fedelissimi lettori." (da Paolo Collo, La storia infinita di Javier Marias, "La Repubblica", 31/03/'08)

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